TERAMO – I nostri ospedali stanno diventando dei posti potenzialmente pericolosi. L’insidia silente dei luoghi di cura, ormai nota da qualche anno, è nei germi resistenti potenzialmente letali con cui i pazienti, già provati nella salute, possono entrare in contatto. Gli esperti del settore continuano a “profetizzare” che se la situazione non dovesse migliorare, tra qualche tempo i decessi legati alle infezioni ospedaliere potrebbero superare quelli causati dal cancro. Ma che cosa sono, a cosa sono dovute e soprattutto come possono essere prevenute le infezioni ospedaliere? Di questo e di molto altro si è discusso al convegno che si è tenuto questa mattina al Blu Palace di Mosciano Sant’Angelo, organizzato dal Direttore sanitario della Asl di Teramo, Maria Mattucci con i medici Ercole D’Annunzio e Cinzia Di Francesco.
«Si definisce infezione ospedaliera – ha spiegato Manuela Di Virgilio, Dirigente medico e Gestione complessiva del Mazzini di Teramo – quell’infezione che colpisce il paziente durante il periodo di assistenza in Ospedale o in un’altra struttura sanitaria e che non è né manifesta né in incubazione al momento del ricovero. Tra le principali cause delle Ica (infezioni legate all’assistenza sanitaria) ci sono l’utilizzo scorretto degli antibiotici, che hanno reso i germi resistenti e quindi più difficili da debellare, e una non adeguata igiene da parte degli operatori sanitari.
Antibiotico resistenza. «Gli antibiotici – ha sottolineato Giustino Parruti – Direttore del reparto di Malattie Infettive alla Asl di Pescara – non solo devono essere utilizzati solo in situazioni di reale necessità, ma devono essere quelli adeguati al caso specifico e soprattutto devono essere somministrati con le modalità e nei tempi giusti. In Italia nel 2011 avevamo un tasso di resistenza antibiotica accettabile; eravamo 2,3-2,5% per “Klebsielle” (batteri gram negativi) e 15% per “Sbl” (salmonella). In soli 4 anni siamo diventati il fanalino di coda d’Europa. Infatti, nel 2014 in Italia il 7.7% di persone sane è risultato con Klebsielle o Sbl positive nelle proprie feci.
Il lavaggio delle mani. «Il lavaggio delle mani – come ha illustrato Cinzia Di Francesco, responsabile della Gestione Rischio clinico e Sicurezza delle Cure alla Asl di Teramo – è una delle pratiche più importante per contenere e prevenire le infezioni legate all’assistenza sanitaria. Le mani dei medici e di tutti gli operatori sanitari sono, infatti, tra i principali veicoli di trasmissione dei germi da un paziente all’altro. Bastano pochi ma rigidi accorgimenti da parte del personale sanitario, come detergere le mani per 40/ 60 secondi con acqua e sapone (o per 20/ 30 secondi con igienizzanti a base alcolica) nei momenti giusti e utilizzare i guanti in modo corretto (con le mani pulite) per debellare il 50% delle ICA».
La formazione del personale, la circolazione di informazioni corrette restano, secondo la direttrice sanitaria della Asl di Teramo, Maria Mattucci, il mezzo più efficace per cercare di contenere e arginare il fenomeno, che negli ultimi anni ha avuto una crescita esponenziale. Per combattere le infezioni ospedaliere la Asl di Teramo – così come previsto – ha costituito il Comitato controllo Infezioni Correlate all’Assistenza, responsabile della divulgazione e della corretta esecuzione delle procedure messe in atto dall’Azienda nella Gestione e prevenzione delle infezioni da parte dei reparti. Tra gli obiettivi ancora da realizzare l’attivazione di un GOE (Gruppo Operativo Epidiemologico) e la creazione di un database. «Abbiamo voluto questa giornata per risvegliare la sensibilità di tutti gli operatori verso un problema importante che sta creando troppi disagi ai cittadini, anche a causa della disinformazione o di informazioni non corrette. Oggi parliamo di infezioni legate all’assistenza sanitaria non solo in pazienti ricoverati in Ospedale, o nelle residenze per anziani, ma anche in tutte le persone ricoverate in casa e trattate con terapie domiciliari. Il problema si pone perché troppo spesso dimentichiamo che l’uso indiscriminato degli antibiotici, l’uso scorretto dei dispositivi, o addirittura una scarsa igiene personale possono essere causa di trasmissioni di germi da un paziente all’altro o da operatore e paziente. Un’igiene non adeguata può addirittura risvegliare germi colonizzati (presenti nel paziente in forma inattivata) che possono essere riattivati in situazioni di grave debilitazione. Molto è stato fatto, ma c’è ancora da fare. Ora la cosa più importante è che i quattro presidii della Asl di Teramo – ha concluso la direttrice Mattucci- lavorino nello stesso modo, seguendo le stesse procedure. Il paziente che è a Teramo deve essere trattato come a Giulianova, ad Atri e a Sant’Omero».
All’incontro sono intervenuti, tra gli altri, Vittoria Fabbrizi, dirigente biologo di Microbiologia e Patologia clinica all’Ospedale di Teramo, Dalia Palmieri, coordinatrice del gruppo operativo Epidemiolodica della Asl di Pescara e Maria Antonietta Pompeo, responsabile infermieristico del Gruppo operativo rischio infettivo alla Asl di Lanciano-Vasto –Chieti.